Sembra che il giornalismo come lo abbiamo conosciuto fino alla fine del secolo Novecento ed agli albori del terzo millennio stia scomparendo per far luogo ad un nuovo tipo di comunicazione dove internet simulerebbe il sopravvento rispetto ai media tradizionali.
D’altronde i dati di diffusione dimostrano che la carta stampata ha perso circa la metà delle copie vendute a causa della scarsità di lettori: da 6 milioni di copie editate in Italia, a fronte di una popolazione di 60 milioni, siamo scesi a circa la metà, ovvero appena tre milioni di giornali.
Deficit di lettura che si traduce purtroppo anche in un deficit di democrazia.
Paradossalmente, questo impoverimento culturale si contrappone ad un aumento della necessità di essere sempre più aggiornati in tempo reale: dall’approfondimento analitico che viene sviluppato dai quotidiani si è passati ai 140 caratteri di twitter.
Esegeta e teorico di questo nuovo tipo di comunicazione  diretta e non mediata ad esempio  è il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump che aborre i media tradizionali – carta stampata e TV – e preferisce dialogare direttamente con il popolo senza mediazioni, definendo fake news tutte le notizie che egli ritiene scomode.
Ma proprio negli Stati Uniti, nell’ultimo anno caratterizzato dalla presidenza Trump, i giornali – in particolare The New York Times ed il Washington Post – hanno registrato una clamorosa inversione di tendenza, con un aumento straordinario di copie vendute. A testimonianza di fame e sete di informazione.
In Italia questo fenomeno ancora non si è verificato.
La stessa diffusione del libro elettronico che sembrava dovesse soppiantare il volume tradizionale cartaceo dopo un primo boom è ancora minoritario e marginale ancorché significativo, perché – come rileva l’ISTAT – il 6 per cento dei nuovi lettori si sono avvicinati alla lettura grazie alle nuove tecnologie.
Non occorre demonizzare la rete e tutto ciò che ruota attorno ad essa, ma cercare di sfruttarla con discernimento.
Oggi abbiamo a disposizione una mole sterminata di informazioni, dalla quale si abbeverano soprattutto i giovani. Nuova generazione ipertecnologica, iperconnessa che si informa quasi esclusivamente attraverso i social
Come salvarsi da questo mare magnum di informazioni?
Credo che l’unico antidoto sia rappresentato dall’informazione professionale e di qualità.
D’altronde come quando si ha necessità di un consulto medico, legale, notarile, costruttivo, ci si rivolge ad uno specialista, ad un avvocato, ad un notaio, ad un ingegnere o ad un architetto, quando si vuole scriminare o approfondire determinati argomenti ci si deve rivolgere ai professionisti dell’informazione e della comunicazione.
Paradigmatico è il caso degli antivaccinisti che, senza nessuna prova scientifica e bypassando la medicina ufficiale, proprio attraverso la rete diffondono notizie false a proposito della presunta nocività dei vaccini, che invece hanno salvato milioni di persone in tutto il mondo..
In Italia si sta assistendo nell’ultimo decennio alla più grave crisi del mondo dell’editoria italiana, causata da una flessione verticale della pubblicità a sua volta innescata dalla più grave crisi economica del mondo occidentale dal crollo del 1929, con l’espulsione dal mondo produttivo di oltre mille giornalisti e dall’avvento delle nuove tecnologie che vorrebbero far diventare superflui i giornalisti.
Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone si sono diffusi già da diversi anni algoritmi in grado di processare e generare automaticamente le notizie.
Ma non sono riusciti a sostituire i giornalisti che in carne ed ossa vanno sul posto a verificare di persona le notizie che poi propongono ai lettori-ascoltatori.
Da inguaribile ottimista e per l’amore che ho verso questa professione, credo fermamente che il lavoro giornalistico si trasformerà profondamente, ma non verrà sovvertito dalle nuove tecnologie: queste dovranno essere sfruttate al servizio del professionista e del lettore-ascoltatore.

Il giornalismo professionale e di qualità al tempo della rete e delle fake news di Rocco Cerone

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