Abstract

 I rapidi progressi nel campo delle neuroscienze, che grazie a tecnologie quali il brain imaging riescono a visualizzare cosa accade nel nostro cervello se sollecitato da stimoli esterni, influenzano in modo significativo sia gli obiettivi che la pratica arteterapeutica, offrendo sempre maggiori evidenze scientifiche sull’efficacia in termini riabilitativi e terapeutici del “fare arte”.

http://www.neuroscienze.net/abitare-il-cervello/

Arteterapia e Neuroscienze

Il premio Nobel Eric Kandel sostiene: “Una delle aspirazioni della nuova scienza della mente è di collegare la biologia del cervello alle discipline umanistiche. Uno dei suoi obiettivi è capire come il cervello risponde alle opere d’arte, in che modo elaboriamo coscientemente e incoscientemente la percezione, le emozioni e l’empatia… se questo sforzo avrà successo, ci aiuterà a capire meglio come rispondiamo alle opere d’arte e forse anche a come le creiamo.” (“Arte e neuroscienze” – 2017 – Cortina Editore)

La disponibilità di mezzi tecnologici sempre più sofisticati, (brain imaging scansione del cervello attraverso ad esempio la risonanza magnetica o la PET)  permette di esaminare le aree cerebrali che si attivano in risposta a stimoli esterni e di conquistare conoscenze sempre più approfondite sul funzionamento del sistema nervoso, consentendo di capire come si sviluppa, come può essere modificato o riparato, e che influenza può esercitare sulla relazione mente-corpo.

Attraverso numerosi studi ed esperimenti si è giunti a comprendere che le funzioni del cervello non rimangono stazionarie nel tempo, ma modificano continuamente in base agli stimoli esterni. Questa capacità è chiamata “plasticità cerebrale” ed è un fenomeno che avviene più rapidamente durante lo sviluppo, ma che permane durante tutta la vita adulta, sotto l’impulso delle varie esperienze effettuate nell’ambiente familiare e socio-culturale. Molte ricerche infatti, indicano che la deprivazione sensoriale, ossia la mancanza di stimoli, ha effetti negativi sullo sviluppo umano, soprattutto nei primi anni di vita, alterando il sistema cognitivo. E’ dunque fondamentale mantenere la funzione plastica del nostro cervello sempre stimolata perché, a differenza di ciò che si pensava in passato, i neuroni cerebrali possono rigenerarsi e modificarsi. Il cervello ha pertanto la potenzialità intrinseca di rinnovarsi e di mantenere nel tempo la capacità di apprendere ed assimilare nuove informazioni.

Il nostro cervello elabora la maggior parte delle informazioni che provengono dal mondo esterno attraverso il sistema nervoso periferico che è collegato ai cinque sensi: vista, olfatto, gusto, udito e tatto. Durante l’evoluzione, il nostro centro esecutivo primitivo, l’amigdala, ha spostato in modo sostanziale la propria attenzione dalla percezione olfattiva a quella visiva. Oggi sappiamo che le informazioni visive raggiungono l’amigdala dieci volte più velocemente di quanto la nostra consapevolezza non sia in grado di percepire, e che questo canale di comunicazione ultrarapido è probabilmente alla radice del potere emozionale che l’arte esercita su di noi. (E. Kandel – 2017)

L’ippocampo invece è la struttura cerebrale responsabile del consolidamento delle informazioni e determina che le informazioni emotivamente importanti rimangano senza alcuno sforzo impresse nella nostra memoria, mentre quelle caratterizzate da uno scarso valore emotivo risultino più difficili da memorizzare. Altro aspetto importante che le neuroscienze hanno studiato è come uno stimolo sensoriale, motorio o cognitivo, può portare all’aumento di produzione di neurotrasmettitori quali la dopamina che crea sensazioni di gratificazione e soddisfazione stimolando l’attenzione, la memoria e l’apprendimento, oppure la produzione di seratonina che regola l’umore, induce al rilassamento, al piacere e può essere indotta da uno stimolo affettivo, dalla vista di un’opera d’arte o dalla visione di un tramonto.

Tutti questi rapidi progressi nel campo delle neuroscienze influenzano in modo significativo sia gli obiettivi che la pratica arteterapeutica, offrendo sempre maggiori evidenze scientifiche sull’efficacia in termini riabilitativi e terapeutici del “fare arte”.  Ponendo l’attenzione sulle esperienze artistiche e sul contesto terapeutico possiamo vedere come questi due elementi in relazione possano diventare veicolo di stimolazione neuroplastica con effetti di cambiamento durevoli nel tempo nel campo della riabilitazione.

Due esempi di approcci arteterapeutici in riabilitazione divenuti istituzionali sono quello americano e quello inglese che nonostante le differenze, cercano entrambi di mantenere un approccio flessibile e adattabile alle singole situazioni.

L’approccio americano della pratica arteterapeutica si concentra enormemente sugli obiettivi clinici, adottando un rigido protocollo nella preparazione delle sessioni e nell’allestimento del setting. Lo scopo è sviluppare modalità operative che permettano di monitorare  e comprendere i processi cognitivi, psicodinamici e neurologici che si mettono in atto durante il gesto creativo raccogliendo dati clinici a supporto della validità metodologica. In Gran Bretagna invece viene posto maggiormente l’accento sugli aspetti psicologici, emotivi, sociali e di espressione non verbale che interagiscono durante tutta la sessione arteterapeutica. E (“Art Therapy with neurological conditions” – S. Weston, M. Liebmann- Jessica Kingsley Publishers – 2015)

Concludendo, possiamo dire che la nostra vita è l’espressione di un complesso e difficile intreccio di elementi biologici e psicologici (cervello, sistema nervoso, sensi, coscienza, pensieri, emozioni, affetti) che vengono plasmati dall’incontro tra il nostro patrimonio genetico e l’ambiente in cui viviamo e che un dialogo tra scienza e arte è fondamentale per approfondire la conoscenza del funzionamento dell’essere umano, ambito che ci riserva immensi spazi di ricerca e sperimentazione.

Piccola bibliografia:

“Arte e neuroscienze – le due culture a confronto” – Eric R. Kandel – Raffaello Cortina Editore -1017

“Art Therapy & the Neuroscience of Relationships, creativity and resiliency” – N. Hass-Cohen, J.Clyde Findlay – W.W. NORTON&COMPANY – 2015

“Art Therapy with neurological conditions” – S. Weston, M. Liebmann- Jessica Kingsley Publishers – 2015

“Art Therapy with phisical conditions” – S. Weston, M. Liebmann – Jessica Kingsley Publishers – 2015

Arteterapia e Neuroscienze – di Giorgia Todesca

Navigazione articoli


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *